Replicabilità artigianale: la base del successo di Don Peppe

di Antonella Amodio

 

185 dipendenti, 6 sedi, 75.000 chili di farina ogni trimestre, 4.000 pizze al giorno: questi sono i parametri del lavoro delle sedi di Don Peppe. Numeri importanti, destinati a crescere non solo come conseguenza della imminente apertura prevista a breve a Bologna, ma anche in termini di affluenza, determinata dalla capacità di soddisfare una richiesta del prodotto crescente e diversificata, avanzata da palati eterogenei, che porta sviluppo e fidelizzazione della clientela.

Caserta, Roma, Verona, Venezia, Bologna, e tra non molto Napoli, sono le città interessate dal progetto Don Peppe – che ha come obiettivo dieci aperture sul territorio italiano e in valutazione anche l’estero – nato dall’idea di una giovane coppia di raccontare, attraverso la gastronomia, le tradizioni legate a Napoli. La prima pizzeria nel Centro Commerciale Campania di Marcianise (CE) è stata come il “piccolo passo” compiuto da Neil Armstrong sulla luna, diventato poi un “passo da gigante” per l’umanità in termini di progresso e di conquista. Il successo ha portato Don Peppe a elaborare uno study project che ha a denominatore comune la replicabilità del prodotto offerto, con l’obiettivo di proporre la tradizione gastronomica napoletana anche stando lontano da Napoli, attraverso la cucina tipica, realizzata con materie prime fresche e di identica qualità in tutte le sedi.

Insomma, un marchio di successo Don Peppe, che gode di stabilità aziendale non solo in termini di businessd’impresa, ma anche di credibilità. L’elemento fondamentale sta nelle idee chiare e nel non dare mai per scontato che il “replicare” lo stesso prodotto vada bene in ogni zona e ne determini di conseguenza il successo. I gusti e le tendenze del pubblico sono più o meno gli stessi, tuttavia ci sono talvolta piccole ma fondamentali varianti che, se rispettate, stabiliranno il radicamento sul territorio e il buon risultato, poiché sanno andare incontro alle aspettative e alle “necessità” della clientela locale.

L’esame di tendenze, abitudini, proposte ed inclinazioni del mercato, nonché un attento studio del food court, sono la chiave dell’idea di Don Peppe per affrontare senza timore nuovi mercati. Esame che si accompagna anche alla valutazione della posizione, degli spazi adatti per accogliere la nuova apertura (quasi tutti in centri commerciali), del target basato sul flusso di passaggi in grado di recepire la ristorazione campana, presentata attraverso l’artigianalità della pizza e della proposta gastronomica in generale di Don Peppe.

Fondamentali sono la sinergia e il legame con il territorio, a cominciare dall’impiego di materie prime locali. Il menù in tutte le sedi parla “napoletano”, ma si interfaccia con i luoghi, attraverso l’attenzione posta agli artigiani locali, conquistando così anche i clienti più conservatori, che amano ingredienti tradizionali e sapori classici, dando personalità propria ad ogni locale con il binomio tradizione – innovazione. Così, accanto ad una pizza margherita che vede nella realizzazione prodotti campani, come il pomodoro San Marzano e la mozzarella di bufala campana, in menù si possono scegliere anche pizze dedicate al territorio che ospita il locale.

La freschezza e la stagionalità diventano in questo modo un punto di forza del successo di Don Peppe, che lavora badando alla filiera corta, una delle caratteristiche che fanno innamorare i clienti e che attira famiglie, manager, yoga pants e hipster, che siedono ai tavoli di uno dei locali sparsi nel Belpaese, sentendosi a casa in un ambiente informale e funzionale che va oltre il fast casual, ma che punta al servizio celere coniugando comunque confort, qualità e affidabilità.

Per concludere, ma non per ultimo, ci piace ricordare che Don Peppe destina una parte del suo fatturato annuale a progetti importanti di solidarietà.

 

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