Siamo in uno dei templi internazionali dell’arte del riciclo, oggetto di numerosi articoli sulle riviste specializzate. Si tratta di un ex teatro interamente riconvertito: la coorte interna è stata creata togliendo il tetto e in uno dei rari casi al mondo di rinuncia al volume edificato e edificabile: li è stato creato un giardino arabo, con alberi di aranci. Effettivamente il colpo d’occhio iniziale è incredibile: due forni napoletani all’ingresso, lo shop per il pane, una lunga sala a “L” che circonda la cucina a vista e poi la corte esterna. Il legno rimosso dal tetto è stato utilizzato per le sedie, 9 grossi vasi perforati in terracotta pendono dal soffitto. A questa filosofia di avanguardia fa da pendant una filosofia dei prodotti a chilometro zero o quasi, facile da realizzare in campagna, molto più difficile in una capitale come Madrid o in una qualsiasi città di grandi dimensioni. La cucina è italiana: ravioli, parmigiana di melanzane, lasagne. Insomma, a tavola si gode. Pizze con ottime materie prime che soddisfano il palato; una maggiore attenzione alla cottura avrebbe reso il risultato ancora più entusiasmante. Un posto da provare a Madrid, il servizio è efficiente e gentile, ai tavoli tante famiglie con i bambini. Insomma, la grande bellezza di questo progetto è aver coniugato qualcosa di estremamente cerebrale con il carattere popolare della pizza e della cucina italiana.